Testo 1
“In questura Cardace viene sottoposto alle operazioni del kit tampone. Abbiamo sentito sul punto l’ispettore della polizia scientifica, che si è dimostrato molto preciso e competente. Ci ha spiegato che i residui dello sparo, in assenza di lavaggi, persistono sull’epidermide e nelle narici per circa quattro ore. I prelievi sono stati eseguiti più o meno a tre ore dall’omicidio. Dunque l’imputato avrebbe dovuto avere ancora residui dello sparo sul corpo, a meno che non si fosse accuratamente pulito le mani, le braccia, il viso, i capelli, il collo e anche le narici. Possiamo quindi affermare che, se quel tragico pomeriggio Cardace ha sparato, ha poi provveduto a ripulirsi con estrema accuratezza e, di conseguenza, con estrema consapevolezza del rischio di essere sottoposto a un controllo. […]
Però lo stesso soggetto, così consapevole e attento da lavarsi le mani, la faccia, i capelli e addirittura le narici per non rischiare di rimanere impigliato in un controllo tecnico della polizia scientifica, lo stesso soggetto, ribadisco, si disinteressa del tutto del suo giubbotto. Non se ne sbarazza, non lo porta in lavanderia, nemmeno lo appende in un armadio. No, signori. Quel soggetto astuto e consapevole continua a indossarlo in attesa di essere controllato dalla polizia giudiziaria, cosa che puntualmente accade.”
Tratto da “La misura del tempo” di Gianrico Carofiglio, Einaudi